Una montagna di dati ci seppellirà! O forse no. In nostro soccorso è da tempo arrivato un prezioso alleato: il cloud

Ma facciamo un passo indietro, partendo dall’evoluzione degli ultimi decenni: il passaggio da una società e un’economia sostanzialmente “analogiche” a un contesto sempre più digitale dove le informazioni e i dati hanno assunto una centralità indiscussa.

Nella ormai famosa “società dell’informazione”, tutte le scelte importanti, private o aziendali, sono fondate sui dati, sulla loro quantità e qualità.

La loro rilevanza ne ha determinato la crescita esponenziale anche in relazione alla capacità delle nuove tecnologie applicate ai processi di generarne volumi crescenti, rendendoli immediatamente fruibili per un’interpretazione a livello di business. 

All’orizzonte, tuttavia, si profila un pericolo con il rischio della classica deriva: “troppe informazioni, nessuna informazione”. É essenziale, infatti, trovare il modo di archiviarle per poi applicare tutte le tecniche di analisi oggi disponibili, software, per individuare correlazioni e significati nella moltitudine di dati raccolti.

Un tempo, quando la quantità di dati era limitata, o almeno gestibile, erano sufficienti gli ambienti di archiviazione proprietari. Ciascuna azienda aveva la propria “cassaforte”, leggi server dedicati e sistemi di storage, dove custodiva le informazioni strategiche per la propria attività. 

Tuttavia, dal momento che si parla di misure di grandezza di petabyte di dati (giusto per comprendere, si tratta di mille terabyte, vale a dire un milione di gigabyte), è palese come sia altamente improbabile che un’infrastruttura privata aziendale possa avere le caratteristiche e la capacità di “stoccarli” in maniera sicura.

Considerando che anche realtà di medie dimensioni oggi producono gigabyte di informazioni al giorno, si presenterebbe una situazione nella quale ogni azienda dovrebbe disporre di un proprio datacenter. Certamente una strada non percorribile dal punto di vista economico, strutturale e relativo alla sostenibilità ambientale.

Il sistema Cloud: la risposta arriva dalle nuvole

Il fenomeno “big data” ha dunque avuto la necessità, per confermarsi gestibile, di una tecnologia che permetta l’archiviazione sicura e la fruizione tempestiva dei dati prodotti quotidianamente.

Ed ecco che entra in scena il cloud, vale a dire la possibilità di “parcheggiare” i propri dati (ma non solo, anche software applicativi, app e intere infrastrutture di sviluppo) su una rete di server remoti ubicati in datacenter distribuiti in tutto il mondo, collegati tra loro e operanti come un unico ecosistema. 

Google, Amazon, Apple, Microsoft sono, per esempio, fornitori di servizi cloud che, per disponibilità economiche e competenze tecnologiche, hanno potuto realizzare enormi centri di calcolo con capacità di archiviazione e computazionali che nessuna altra azienda privata sarebbe in grado di realizzare.

L’utilizzo di dati, servizi e applicazioni in cloud fornisce alle imprese diversi vantaggi in termini di:

  • Spazio
  • Economicità
  • Disponibilità
  • Sicurezza
  • Sostenibilità

Vediamoli nel dettaglio:

  1. Spazio: quando la propria banca dati è in outsourcing – Come già raccontato in precedenza, questo aspetto è stato essenziale per lo sviluppo su larga scala del cloud. La possibilità di archiviare tutti i dati generati dalle attività economiche (ma anche private) in uno spazio virtuale ha permesso alle organizzazioni di poter contare sull’intero patrimonio di informazioni ritenuto strategico per il business, senza porsi quindi limitazioni dovute alle carenze infrastrutturali.                                                                                                                                 
  2. Economicità: poca spesa, tanta resa – I servizi cloud per le aziende messi a disposizione dai principali operatori di questo mercato, soprattutto se visti in relazione ai relativi vantaggi, sono infinitamente meno onerosi rispetto alla realizzazione di infrastrutture di datacenter necessarie per sostenere lo “tsunami” big data. Nessuna azienda, per quanto grande, può ragionevolmente pensare ad affrontare un investimento di questa portata.                                                     
  3. Disponibilità: in qualsiasi momento e ovunque – Essendo archiviati su server distribuiti e collegati in rete, le imprese possono richiamare i propri dati in qualunque momento, da qualsiasi zona geografica e utilizzando qualsivoglia dispositivo. In un periodo di mobilità, smart working e globalizzazione è decisamente un grande vantaggio.                                                                                               
  4. Sicurezza: una cassaforte blindata dalla tecnologia – Con l’avanzare inesorabile della quantità e qualità degli attacchi informatici, una delle preoccupazioni principali delle aziende è come proteggere i loro dati sensibili e strategici. Farlo da soli richiede competenze, skill e risorse non indifferenti. Affidarsi ai grandi operatori del cloud significa contare su chi ha la possibilità economica, tecnologica e le competenze per poter affrontare efficacemente il fenomeno del cybercrime.

Un secondo aspetto legato alla sicurezza è il tema del disaster recovery. Tutti i fornitori di servizi cloud sono attrezzati con siti tecnologici di “backup”. In pratica, viene attrezzato un secondo centro di calcolo – in genere a distanza di qualche decina di chilometri – che ospita esattamente, replicandoli, tutti i dati, i servizi e le app ospitate dal primo datacenter. In caso di problemi al primo sito (incendi, terremoti, allagamenti, oppure veri e propri attacchi dolosi), il centro dati “gemello” può agevolmente farsi carico delle attività, garantendo così alle aziende la completa continuità del business.

  1. Sostenibilità: il cloud amico dell’ambiente – Archiviando i propri dati sulla “nuvola” virtuale, le aziende evitano di utilizzare hardware fisico che, oltre a consumare energia, deve essere raffreddato e alimentato in continuità. Questo significa alti consumi di energia e l’emissione di un’enorme quantità di CO2. Esiste poi il tema legato alle competenze. I grandi operatori di cloud possono investire molte risorse per l’efficientamento energetico dei loro data center poiché rappresentano il loro core business.

Per esempio, AWS, il servizio cloud fornito da Amazon, basandosi su una ricerca di 451 Research, afferma che: “l’infrastruttura di AWS è 3,6 volte più efficiente dal punto di vista energetico rispetto alla media dei data center aziendali statunitensi analizzati”, rilevando inoltre che: “AWS è in grado di ridurre l’impronta di carbonio dei clienti di circa l’80% e potrà arrivare al 96%, quando sarà alimentato al 100% con energia rinnovabile”

Ancora sul cloud sostenibile

Si potrebbe obiettare che costruire dei datacenter sempre più grandi e potenti non sia certo il modo migliore per alleggerire il footprint ambientale. La questione, tuttavia, deve essere considerata da un punto di vista complessivo. Oggi si stima che i centri di calcolo nel mondo siano responsabili di un consumo di energia elettrica (e di emissioni di gas serra) tra l’1 e 2% su scala globale. Si tratta quindi di un dato molto basso rispetto, per esempio, a quello legato al trasporto aereo. Considerando che questa percentuale tendenzialmente è destinata a salire, visto l’inarrestabile proliferare nella generazione dei dati, si dovrà calcolare quanto sarà compensata, per esempio: 

  • Dai mancati spostamenti, soprattutto di business (calo dei trasporti, perché viaggiano i dati, non le persone) 
  • Dalla minore costruzione di sale server aziendali (meno hardware che consuma da raffreddare e alimentare in continuità) 
  • Dall’affermazione di paradigmi di lavoro distribuiti e da remoto (home working e smart working) 
  • Dal maggiore utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili (già molti data center utilizzano soluzioni green interessanti) 
  • Dalle evoluzioni tecnologiche dal punto di vista dei materiali e delle tecnologie per contenere i consumi energetici

Naturalmente vi sono molti altri aspetti da considerare per bilanciare il consolidamento di un modello cloud basato su pochi ed enormi centri nevralgici.

Solo il futuro ci potrà dire se questo paradigma, al di là dei grandi vantaggi operativi fin qui raccontati, sarà anche una leva per contrastare una deriva climatica che riguarda tutti. I dati (sì, ancora loro!) al momento sembrerebbero confermarlo.

Il cloud by RCH

Consapevole dei vantaggi gestionali che l’utilizzo del cloud può garantire, RCH ha messo a disposizione una serie di strumenti e servizi fruibili in questo ambiente. Tra questi, per esempio, le piattaforme gestionali in cloud per i concessionari e gli esercenti. 

I primi hanno la possibilità, attivando un abbonamento, di utilizzare RCH XDealer, un ambiente dal quale gestire da remoto il proprio parco installato ed erogare le operazioni di manutenzione e di aggiornamento dei registratori di cassa telematici. I vantaggi sono evidenti: meno spostamenti, ottimizzazione di tempi e costi e un servizio tempestivo.

Anche i punti vendita possono trarre notevoli benefici dal cloud by RCH. Grazie a RCH XStore,  gli esercenti possono infatti accedere a un ambiente backoffice dove poter disporre di report, documenti, stato degli incassi, statistiche di vendita. Tutto ciò, in pratica, che è necessario per avere sempre la situazione della propria attività sotto controllo. 

Per saperne di più sui servizi in cloud di RCH è possibile contattare il rivenditore più vicino.